Guida Turistica di Verona
Mariella Galvani
Verona
cenni storici
Verona è quasi tutta estesa entro la doppia ansa dell'Adige e da secoli è la via di comunicazione per i paesi transalpini della regione germanica.
Verona è la città che, allo sbocco della Valdadige, apre le sponde del lago di Garda e le rapide vie che comunicano con le varie regioni d'Italia.
Verona ha un complesso urbanistico che affonda le proprie origini nella preistoria dei vari periodi della evoluzione civile, e ciò che più sorprende, è il coesistere delle testimonianze storiche susseguite nel tempo, in naturale armonia tra loro, dall'epoca romana a quelle delle invasioni barbariche, dall'età del Comune alla Signoria Scaligera, dal dominio Veneziano a quello franco-austriaco fino ai nostri tempi.
Verona, tra le città dell'Alta Italia, è quella che riscontra con maggior evidenza, la sua origine di città importante dell'antica Roma: in effetti, la città, vista da una posizione dominante (Torre dei Lamberti o Castel S. Pietro), rivela ancor oggi un centro storico in gran parte immutato, mettendo in evidenza il reticolo stradale dell'epoca romana dove le vie si alternano parallele al Decumano e al Cardo massimo, intersecandosi nel Foro, (piazza delle Erbe), entro la cinta eretta da Gallieno. Già inserita nell'ordinamento romano nell'anno 90 a.C. diventa Municipio nel 49 a.C. e tra il primo e il secondo secolo dell'impero, Verona si arricchisce di significativi monumenti, dopo aver dato, con il poeta Caio Valerio Catullo, una delle più alte espressioni della lirica latina.
Il più importante e imponente fra i monumenti a Verona è l'Anfiteatro, detto comunemente l'Arena, in cui ancor oggi sono accolte le manifestazioni pubbliche più significative, tra cui dal 1913, la "stagione lirica" (in estate) che richiama una folla internazionale di appassionati del melodramma e del balletto classico: una "stagione" divenuta una dei più prestigiosi festivals musicali al mondo.
L'Anfiteatro Arena conserva ancora una piccola parte della terza cinta muraria, detta Ala, quasi totalmente distrutta dal terremoto del XII secolo. Di forma ellettica, il perimetro della platea è di m. 188, quello dell'attuale cinta esterna è di m. 391, mentre quello con la cinta dell'Ala è di m. 435.
La seconda cinta è quella che ora costituisce il prospetto dell'edificio, è a due piani di 72 arcate ciascuno ed è alta poco meno di m.18. Le gradinate sono in massi di marmo veronese, alti in media m. 0.41 e larghi m. 0.63 circa. Un tempo le gradinate erano suddivise in settori, o anelli, ai quali si accedeva per i "vomitori". In totale vi sono 45 gradini e 64 vomitori. Una capienza che può giungere oltre le 22 mila persone.
Altri monumenti romani
Altro grande monumento romano è il Teatro romano che si erge tra il ponte lapideo detto della Pietra e i resti del ponte Postumio. Il teatro mostra l'ampia cavea con la gradinata che si arrampica sul colle, con resti di logge e vari elementi della scena. Dall'immediato dopo guerra è sede preferita del "Festival Shakespeariano" e nel periodo estivo accoglie migliaia di spettatori che accorrono anche per assistere agli spettacoli di Balletti, danze moderne e altro, nella suggestiva cornice della chiesetta del X sec. dedicata ai Santi S. Siro e Libera.
Domina il Teatro l'antico convento di S. Girolamo, ora sede del Museo Archeologico, ricco di busti e statue romane con vasi e oggetti di varia natura e stile.
Dal Teatro romano è visibile il tiburio della chiesa di S. Stefano, che per tradizione fu la prima cattedrale di Verona e accoglie numerose opere di pittori veronesi attivi nei vari secoli.
Poco oltre si contraddistingue la chiesa di S. Giorgio, con cupola del Sanmicheli e campanile rimasto incompiuto. La chiesa accoglie un capolavoro del Veronese, il martirio si S. Giorgio, e un imponente serie di tele, opere del Tintoretto, Brusasorzi, Caroto, Girolamo dai Libri, India, Romanino, ecc.
Quasi di fronte al Teatro romano, spicca il Ponte Pietra, ponte romano, poi rimaneggiato nelle varie epoche, soprattutto medievale e veneziana, ricostruito com'era dopo il crollo del 1945 per evento bellico. Il ponte, lungo quasi 93 metri e largo circa 7, è costituito da cinque arcate, due risalgono all'epoca romana, la spalla destra con la torre incombente e l'arco attiguo sono invece scaligere, mentre le due arcate rimanenti con il tondo centrale sono del periodo della Serenissima.
Altro monumento romano è l'Arco dei Gavi, di grande eleganza e attenta fattura, opera dell'architetto romano Vitruvio Cerdone, costruita probabilmente in onore alla famiglia romana Gavia. l'Arco dei Gavi fu eretto lungo la via Postumia, a soli 150 metri da porta Borsari, perciò a breve distanza dalle mura dell'antica città romana. L'Arco fu demolito da Napoleone nel 1805, ufficialmente per ragioni di viabilità. I blocchi che formavano l'Arco furono utilizzati di nuovo solo nel 1932 per ridare vita all'Arco, basandosi in buona parte sui disegni di Andrea Palladio, ponendolo in una piazza adiacente a Castelvecchio. Il luogo invece in cui sorgeva in origine il monumento romano, è riconoscibile grazie a un tracciato sulla strada davanti al castello.
Dall'Arco dei Gavi prende avvio una strada, Corso Cavour, ricca di palazzi armonizzati da varietà di stili che dal cinquecento giungono agli arbori dell'ottocento, innestati tra le due chiese romaniche di S. Lorenzo e dei S.S. Apostoli, fino ad arrivare alla Porta Borsari, (I secolo d.C.) una delle porte romane che dava accesso alla città antica. Il nome attuale è riferito ai soldati che riscuotevano il dazio e quel che resta dell'intero manufatto, è la facciata esterna del monumento originario. Poco discosta, diparte quello che ancora rimane dell'antica cinta muraria, con resti considerevoli, che prosegue quasi sino all'attuale via Mazzini, per poi riprendere dietro l'Arena fino alla piazzetta di Gallieno e ricomparire a tratti in via Leoncino.
Gli archi di questa porta sono entro colonne scannellate che sostengono architravi e timpani triangolari. Due ordini di finestre, a pieno arco, separate da pilastrini e colonnine contraddistinguono la parte superiore. Negli architravi, sopra gli archi, trovasi l'iscrizione che ricorda il restauro delle mura. A questa porta un tempo confluivano i provenienti dalla via Postumia (da Genova all'Istria) e dalla via Gallica (che partiva da Milano) per giungere al Foro (l'attuale piazza delle Erbe) centro della vita cittadina. La piazza conserva ancora, nell'alternanza degli edifici e dei monumenti, buona parte del fascino antico.
(Gino Beltrami)
Poco oltre si contraddistingue la chiesa di S. Giorgio, con cupola del Sanmicheli e campanile rimasto incompiuto. La chiesa accoglie un capolavoro del Veronese, il martirio si S. Giorgio, e un imponente serie di tele, opere del Tintoretto, Brusasorzi, Caroto, Girolamo dai Libri, India, Romanino, ecc.
Quasi di fronte al Teatro romano, spicca il Ponte Pietra, ponte romano, poi rimaneggiato nelle varie epoche, soprattutto medievale e veneziana, ricostruito com'era dopo il crollo del 1945 per evento bellico. Il ponte, lungo quasi 93 metri e largo circa 7, è costituito da cinque arcate, due risalgono all'epoca romana, la spalla destra con la torre incombente e l'arco attiguo sono invece scaligere, mentre le due arcate rimanenti con il tondo centrale sono del periodo della Serenissima.
Altro monumento romano è l'Arco dei Gavi, di grande eleganza e attenta fattura, opera dell'architetto romano Vitruvio Cerdone, costruita probabilmente in onore alla famiglia romana Gavia. l'Arco dei Gavi fu eretto lungo la via Postumia, a soli 150 metri da porta Borsari, perciò a breve distanza dalle mura dell'antica città romana. L'Arco fu demolito da Napoleone nel 1805, ufficialmente per ragioni di viabilità. I blocchi che formavano l'Arco furono utilizzati di nuovo solo nel 1932 per ridare vita all'Arco, basandosi in buona parte sui disegni di Andrea Palladio, ponendolo in una piazza adiacente a Castelvecchio. Il luogo invece in cui sorgeva in origine il monumento romano, è riconoscibile grazie a un tracciato sulla strada davanti al castello.
Dall'Arco dei Gavi prende avvio una strada, Corso Cavour, ricca di palazzi armonizzati da varietà di stili che dal cinquecento giungono agli arbori dell'ottocento, innestati tra le due chiese romaniche di S. Lorenzo e dei S.S. Apostoli, fino ad arrivare alla Porta Borsari, (I secolo d.C.) una delle porte romane che dava accesso alla città antica. Il nome attuale è riferito ai soldati che riscuotevano il dazio e quel che resta dell'intero manufatto, è la facciata esterna del monumento originario. Poco discosta, diparte quello che ancora rimane dell'antica cinta muraria, con resti considerevoli, che prosegue quasi sino all'attuale via Mazzini, per poi riprendere dietro l'Arena fino alla piazzetta di Gallieno e ricomparire a tratti in via Leoncino.
Gli archi di questa porta sono entro colonne scannellate che sostengono architravi e timpani triangolari. Due ordini di finestre, a pieno arco, separate da pilastrini e colonnine contraddistinguono la parte superiore. Negli architravi, sopra gli archi, trovasi l'iscrizione che ricorda il restauro delle mura. A questa porta un tempo confluivano i provenienti dalla via Postumia (da Genova all'Istria) e dalla via Gallica (che partiva da Milano) per giungere al Foro (l'attuale piazza delle Erbe) centro della vita cittadina. La piazza conserva ancora, nell'alternanza degli edifici e dei monumenti, buona parte del fascino antico.
(Gino Beltrami)
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